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DON STEFANO CASADIO (1913-2001)

Don Stefano Casadio, è stato un presbitero antifascista e missionario.

Secondo di tre figli, Stefano Casadio nacque a Cotignola, in casa, il 26 febbraio 1913, da Giovanni Casadio, dipendente comunale e da Severina Bassi, proveniente da una famiglia contadina.
L’educazione fu severa e, tra le varie figure di riferimento, spiccò quella di don Zini, il parroco del paese, che con il suo operato e il suo carattere influenzò molto il giovane Stefano, considerato da sempre un ragazzino fin troppo vivace, a tratti discolo, tanto che nessuno avrebbe mai pensato potesse avvicinarsi alla Chiesa. Fu proprio don Zini a far sì che ricevesse un’adeguata istruzione presso il Seminario di Faenza; nel frattempo Stefano cercava di imparare un mestiere facendo il garzone presso un falegname. Durante gli anni da seminarista il libro “La vita di don Bosco” fu particolarmente importante per la sua formazione e particolarmente affine al suo animo, che fu – anche successivamente – votato ai giovani e alle iniziative in loro favore. Gli anni del seminario vanno dal 1926 fino al 1938, anno in cui fu ordinato sacerdote. Celebrò la sua prima funzione a venticinque anni, il 2 maggio 1938 a Cotignola, in presenza di tutta la famiglia; rimase per un anno e mezzo presso la parrocchia come supporto all’anziano parroco. Il giovane prete, fresco di nomina, si ritrovò così a svolgere le funzioni del collega, diventando così di fatto il parroco della cittadina, anche se molto giovane.

Durante il secondo conflitto mondiale don Stefano Casadio si dimostrò uomo coraggioso e generoso con tutti. Ogni giorno rischiava la vita nel ricoverare i feriti e nel dotare l’ospedale di mezzi necessari. Si occupò della sepoltura dei morti e, grazie all’aiuto di un gruppo di volonterosi, sfidò l’isolamento imposto dai tedeschi e dai loro avversari, recandosi nei comuni vicini a reperire il necessario per sopravvivere. Il suo dinamismo, la sua spregiudicatezza, il suo coraggio lo portarono ad assumere atteggiamenti pericolosi per la sua incolumità, consapevole che era il solo modo per soccorrere la popolazione assediata.

Nel 1945 Luigi “Leno” Casadio e don Stefano (due uomini con lo stesso cognome ma che non erano parenti, un partigiano comunista vice-responsabile militare della zona e un parroco che già si era distinto nei lunghi mesi di guerra per il costante sostegno alla popolazione e ai rifugiati) diedero vita all’operazione “Bandiera bianca” che fermò i bombardamenti sulla cittadina. Il 10 aprile del 1945, Leno e Don Stefano attraversarono il fiume Senio e si presentarono, con un drappo bianco, al Comando alleato attestato sulla riva destra del Senio per invitarlo a risparmiare Cotignola da ulteriori inutili bombardamenti. Le truppe tedesche infatti erano andate via e i pochi tedeschi rimasti erano stati fatti prigionieri dai partigiani. Gli alleati, increduli, tennero in ostaggio Don Stefano e fecero riattraversare il fiume minato a Leno che, sotto la minaccia delle armi delle pattuglie Neozelandesi, consegnò il paese liberato. Per questo episodio don Luigi Casadio ha ricevuto la Medaglia al valor civile.

Fu parroco di Reda dal 1956 fino alla sua partenza per il Brasile. Gli è stato intitolato l’Istituto Comprensivo di Cotignola nel 2006.

(Fonte Sito Storia e Memoria della Bassa Romagna http://www.smbr.it/)

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