Nel chiostro interno del Museo Civico delle Cappuccine sono posti alcuni reperti archeologici: la stele di Caio Mansuanio Consorzio e quattro cippi in spungone dedicati a culti silvani.
Seppur collegato direttamente a Faenza dal cardine massimo della centuriazione faentina, il distretto di Bagnacavallo presenta una suddivisione centuriale divergente da quest’ultima e forse riferita ad un centro amministrativo di grande importanza, di cui però non si hanno dati archeologici precisi.
Testimonianze del passato romano del territorio sono venute alla luce nel 1953 durante scavi in una cava d’argilla, ove sono stati messi in luce i settori di un edificio relativo alla parte rustica di una villa di epoca imperiale; in particolare si è identificato un magazzino diviso probabilmente in tre navate e con la parte centrale a cielo aperto.
Nei muri della villa rustica sono risultati reimpiegati, come materiale da costruzione, alcuni piccoli cippi in spungone che costituiscono una delle attestazioni di carattere religioso più antiche del territorio regionale.
Dei quattro cippi, uno è anepigrafe, mentre il secondo e il terzo recano rispettivamente le iscrizioni FERONIA e FONE QUIET; il quarto reperto riporta invece la scritta frammentaria SALUS MAC[—-].
Sono stati interpretati come cippi limitanei, cioè posti come termini di aree sacre. Emerge così, nell’antico territorio di Bagnacavallo, la presenza di un importante santuario all’aperto dedicato a divinità agricole e silvane, forse sopravvissuto sino a tarda età imperiale (IV sec. d.C.), di cui rimane anche un ricordo onomastico nella pieve di San Pietro in Sylvis.
La stele funeraria, di Caio Mansuanio Consorzio provenie probabilmente dalla necropoli della villa fuori città, di un notabile probabilmente di Faenza, dove ha rivestito tutti i più importanti incarichi civici e s’è distinto per munificenza. Il collegio giovanile può essere dedicato anziché a Giove ad un Giovio, ovvero ad un imperatore tetrarchico (Diocleziano?).
Stele di Mansuanio Consorzio prima metà IV sec. d.C. Tarda Antichità (AE 1957, 138, trovata nel 1954 nei dintorni di Bagnacavallo).
Testo originale:
D(is) M(anibus) / C(aio) C(laudius???) Mansuanio Con/sortio omnib(us) decu/rionalibus ornament(is) decorato IIIIviro q(uin)q(uennali) pat(roni) / collegiorum fab(rum) et d(en)d(rophorum) procu/ratori iuvenum Ioviensium / qui suis inpendiis cuncta curiae / suae concessit qui vixit ann(os) LX / m(enses) XI d(ies) XV (h)o(ras) II / re(liquit) filios V nepo(tes) IIII lib(ertos) II / fili(i) patri karissimo.
Traduzione:
Agli dei Mani. (Dedicarono) a Gaio Claudio(?) Mansuanio Consorzio, onorato di ogni onorificenza decurionale, quattuorviro quinquennale, patrono dei collegi dei fabbri e dei portatori d’alberi, procuratore dei giovani devoti a Giove, che lasciò alla curia tutti i suoi beni, che visse sessant’anni, undici mesi, quindici giorni e due ore, che lasciò cinque figli, quattro nipoti, due liberti, i figli all’amatissimo padre.
SITO ROMANO DI BAGNACAVALLO (Dal catalogo dei Beni CULTURALI)
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