La storia del dolce di San Michele si rifà sin dagli anni intorno al Mille, quando la festa del patrono di Bagnacavallo, l’arcangelo Michele, era un’occasione per concedere qualcosa anche alla gola. I dolci di allora erano focacce al miele con frutta secca di stagione. Rimanendo in sostanza nello stesso filone, pur con le dovute varianti che la tecnica dolciaria ha acquisito negli anni, i fornai della città preparano questo dolce, che prende il nome dal Santo patrono, unicamente durante la settimana della festa. Panna cotta, uova, zucchero, noci, mandorle e pinoli, sapientemente dosati, lo rendono particolarmente gradito, soprattutto se servito fresco con un buon bicchiere di passito.
La ricetta completa è conservata gelosamente dai fornai della città. Il dolce di San Michele si può gustare unicamente durante la Festa di San Michele che si tiene ogni anno attorno al 29 settembre, giornata del Patrono e clou della festa e che fa riferimento alla Collegiata di San Michele.
La Festa ha origini antichissime: i primi documenti in cui viene citata la ricorrenza risalgono al 1202. Per secoli la manifestazione più importante è stata la corsa dei cavalli berberi, che vedeva protagonisti tre o quattro cavalli velocissimi, impegnati a percorrere nel minor tempo possibile una distanza predeterminata.
La festa ha come teatro le vie, le piazze e gli scorci più belli del centro storico. Per cinque giorni, Bagnacavallo offre ai visitatori la possibilità di scoprire gli antichi palazzi nobiliari, i cortili nascosti, le chiese ricche di opere d’arte.
Ci sono spettacoli di strada, momenti di animazione, concerti, musica sacra nelle chiese, giochi, visite guidate. Innumerevoli sono le osterie, aperte per l’occasione in originali ambientazioni (cortili, chiostri, ex conventi, palazzi) in cui è possibile gustare piatti della tradizione o nuove proposte culinarie.
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