La contessa Cornelia Rossi Martinetti nacque nel 1781 a Lugo di Ravenna, nel palazzo che oggi ospita l’albergo Ala d’Oro.
Donna piena di fascino, nel 1802 sposò Giovanni Battista Martinetti, un celebre ingegnere urbanistico che volle donarle, nel centro di Bologna, una casa destinata a passare alla storia culturale e artistica italiana. Così acquistò il convento delle Benedettine (chiuso dal 1796, situato sulla via S. Vitale) con annessa cripta della chiesa dei Santi Vitale e Agricola e lo trasformò secondo il gusto dell’epoca, in un sontuoso “paradiso arcadico” dove la sua sposa sarebbe stata incontrastata divinità.
Il convento divenne un palazzo, l’orto si tramutò in un meraviglioso giardino all’inglese con statue neoclassiche, fontane, colonne, scalinate, tempietti immersi in una ricca vegetazione e la cripta romanica fu trasformata in una fantastica grotta con tanto di stalattiti artificiali.
Nella cripta-grotta, detta sempre dal Foscolo “un armonioso speco”, risuonavano frivolezze e poesie, s’intrecciavano flirt, si spettegolava, si affidavano appalti (soprattutto al marito, incaricato da Napoleone di parecchi lavori quali il Parco della Montagnola a Bologna e altri a Roma).
Le autorità ecclesiastiche non accettarono mai che la cripta si fosse tramutata in un covo di mondanità filobonapartista, e le critiche nei riguardi della contessa furono molte.
Colpita da una malattia agli occhi che la rese quasi cieca, fu sempre più restia a mostrarsi in pubblico, un po’ per non rovinare il ricordo della sua bellezza, un po’ perché non poteva più mostrarsi brillante anfitriona. Cornelia morì nel 1867.
Il giardino fu smembrato dalle lottizzazioni novecentesche, la cripta tornò luogo di culto, il palazzo passò ad altri (ora è Scagliarini Rossi).
Cornelia era il tipico esemplare di “femmina colta” settecentesca: conosceva le quattro principali lingue europee, discorreva in latino, conosceva la musica ed era maestra di civetteria, una vera “Maga incantatrice” che spezzò numerosi cuori, ma fece di quei luoghi un vivace salotto letterario che ben presto divenne famoso in tutta Europa, conosciuto come il “Il Tempio della Venere bruna“ ove soggiornarono a lungo e piacevolmente personaggi quali Monti, Leopardi, Byron, Shelley, Stendhal, Valery, Canova, Foscolo, Giuseppina de Beauharnais, Chateaubriand, Ludwig di Baviera.
Resta soltanto il ricordo di lei, eternata come sacerdotessa dell’Eloquenza nel poemetto “Le Grazie”.
(Aggiornato al 18/03/2023)