Lo straordinario successo iniziale del Liscio si deve alla particolarità di poter essere ballato in coppia. Tuttavia, se questo genere è riuscito resistere a più di settant’anni di nuove mode musicali, è il segno che il legame con questa terra è decisamente profondo. Nelle balere disseminate per la campagna romagnola, o nelle numerose feste di paese, è ancora possibile assistere ai concerti delle orchestre di Liscio, che invitano gli spettatori al ballo.
l fenomeno del Liscio romagnolo, unico nel suo genere, nasce dall’improbabile matrimonio tra la musica e i balli provenienti dalle corti nordeuropee, i cui principali ambasciatori erano valzer, polca e mazurca (giunti in Romagna al seguito delle élite che trascorrevano sulla costa periodi di villeggiatura) e la musica popolare di origine settecentesca (tresconi, saltarelli, manfrine, furlana).
Questa strana unione fu celebrata nella seconda metà dell’800, da Carlo Brighi, detto Zaclén, violinista e compositore romagnolo.
Il nume tutelare di questo genere sarà però Secondo Casadei, che darà origine al filone della canzone dialettale romagnola e inserirà l’uso di alcuni strumenti, come la batteria e il saxofono, “rubati” al Jazz e portati dagli Alleati durante la Grande Guerra.
Uno degli spettacoli più folcloristici legati al Liscio è quello degli s’ciucaren, gli inconfondibili maestri della frusta che, vestiti in abito tradizionale, tengono il ritmo dell’orchestra facendo schioccare le loro fruste.