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LA COMUNITA’ EBRAICA LUGHESE

Padre Maestro F. Girolamo Bonoli, nella sua Storia di Lugo, fissa il secolo XIII come l’epoca in cui gli Ebrei si stabilirono nella città. Lo stanziamento di numerosi Ebrei a Lugo, che vivevano mescolati ai Cristiani in diversi punti della città, si deve attribuire, con ogni probabilità, al fatto che qui si tenevano regolarmente mercati e fiere di notevole importanza, per cui si sentiva la necessità di denaro circolante.

Il XVI secolo, in particolare, fu per gli Ebrei lughesi un periodo di grande prosperità.
Di ampie vedute, senza pregiudizi religiosi, gli Estensi, infatti, favorirono l’immigrazione di elementi utili al paese, intervennero spesso in favore degli Ebrei presso le autorità ecclesiastiche, non permisero che si facesse propaganda antisemita tra il popolo, e, quando la Chiesa fece pressione perché anche nel Ducato estense fosse messo in vigore l’obbligo per gli Ebrei di portare quel contrassegno che già papa Innocenzo III aveva prescritto nel IV Concilio Lateranense del 1215, ossia un disco di stoffa gialla cucito sulla parte sinistra del petto, gli Estensi vollero che almeno i medici, i banchieri e gli studenti fossero esonerati da quest’obbligo umiliante.
E così gli Ebrei lughesi, protetti dall’aquila estense, non ebbero a soffrire, tra l’altro, dalle conseguenze delle due bolle antiebraiche pubblicate dai papi Paolo IV e Pio V negli anni 1555 e 1569.
Nella prima, il papa ordinava: segregazione (ghetto); di non avere più di una sinagoga per città e di non possedere beni immobili; marchio infamante; proibizione di tenere nutrici e domestici cristiani; di lavorare pubblicamente nei giorni festivi; di trovarsi insieme ai Cristiani; di servirsi dell’alfabeto ebraico nei libri dei prestiti ; di commerciare con merce che non fosse usata; proibizione ai medici ebrei di curare pazienti cristiani, ecc.
Papa Pio V poi stabilì che tutti gli Ebrei dello Stato Pontificio fossero relegati nei due ghetti di Roma e Ancona. Leggi queste che colpivano le altre Comunità romagnole ma non gli Ebrei lughesi, che fino alla fine del secolo poterono vivere indisturbati ed attendere al loro culto ed avere una sinagoga, che allora si trovava in Via S. Maria nella casa Zanelli.

Quando nel 1597 morì Alfonso II d’Este senza lasciare eredi diretti, e papa Clemente VIII rivendicò allo Stato Pontificio tutto il Ducato ferrarese (1598), la Comunità di Lugo, che contava ormai quattro secoli di pacifica esistenza, condivise la sorte delle consorelle dipendenti dalla Chiesa.
Nel 1639, papa Clemente VIII ordinava che tutti gli Ebrei del Ducato fossero riuniti e debitamente sorvegliati in tre soli centri: Ferrara, Cento e Lugo (1598).
A Lugo gli Ebrei, tra il 1635 e il 1638, furono reclusi nell’ultimo tratto della Via S. Agostino (oggi Corso Matteotti). Ai due sbocchi della contrada furono apposti due portoni, che, come in tutti i Ghetti, si chiudevano all’Ave Maria della sera e si aprivano all’Ave Maria del giorno, ed erano sorvegliati durante la notte da custodi cristiani.
Nel ghetto di Lugo affluirono, ai primi del ‘600,  tutti gli Ebrei di Bagnacavallo, Cotignola, Massa e Fusignano, essendo loro interdetto, appunto in forza del decreto papale, di continuare ad abitare in quei centri.

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