Il territorio della Bassa Romagna venne colonizzato dai Romani tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C., trasformando profondamente il paesaggio. Attraverso il disboscamento e la regolazione dei corsi d’acqua, i Romani organizzarono il territorio tra la via Emilia e l’attuale via San Vitale secondo lo schema della centuriazione, suddividendo la terra in appezzamenti geometrici, assegnati a ex soldati e liberti.
Ancora oggi, i segni di questa antica suddivisione sono visibili negli agri di Lugo e Bagnacavallo, un’eredità che può essere esplorata percorrendo le stradine secondarie, lontane dal traffico. La conformazione pianeggiante dell’area rende questo itinerario perfetto anche per il cicloturismo, offrendo un viaggio immersivo nella storia.
Dai musei ai reperti a cielo aperto, questo percorso guida alla scoperta di steli, lapidi, cippi funerari, utensili e monete, frammenti preziosi che raccontano la vita quotidiana nell’antica Romandiola nord-occidentale. Ogni tappa come una tessera di un mosaico da ricostruire, seguendo le tracce dell’epoca romana tra archeologia, storia e paesaggio.

INFORMAZIONI PRATICHE
INFO
– interessi: Arte & cultura
– durata: 48 h
– quando: tutto l’anno
PERCORSO
PRIMA TAPPA, Bagnacavallo
Antica pieve di San Pietro in Sylvis
La Pieve di San Pietro in Sylvis è uno dei più preziosi edifici religiosi della Bassa Romagna, testimone della stratificazione storica del territorio. Situata a Bagnacavallo sorge all’interno dell’antica centuriazione, un’area che in epoca romana era suddivisa in appezzamenti agricoli e dedicata a insediamenti rurali.
Si ipotizza che la pieve sia stata edificata nei pressi di un antico tempio dedicato a Giove, un luogo sacro dove avvenivano anche cerimonie di manomissione degli schiavi. A confermare questa teoria sono i materiali di reimpiego utilizzati nella costruzione della chiesa nel VII secolo: alcuni frammenti, tra cui cippi votivi dedicati a Giove, sono stati rinvenuti nel XX secolo e oggi conservati presso il Museo Civico Lapidario di Ferrara.
All’interno della pieve, nella parete sinistra, si può osservare un lapidario che raccoglie testimonianze dell’epoca romana, tra cui mattoni manubriati, tipici dell’edilizia del tempo, ancora visibili alla base della struttura. Il complesso ospita anche due plutei frammentari in arenaria (parapetti decorati con simboli cristiani a bassorilievo) e gli archi marmorei di un ciborio altomedievale (elemento architettonico a forma di baldacchino che conteneva al suo interno la pisside con le ostie consacrate) che aggiungono ulteriore fascino a questo luogo ricco di storia.
Visitare la Pieve di San Pietro in Sylvis significa immergersi in un luogo che racconta l’evoluzione del paesaggio sacro e civile della Bassa Romagna, dalle radici romane fino all’epoca medievale.
La pieve fa parte dell’Itinerario Le Pievi in Bassa Romagna
SECONDA TAPPA, Bagnacavallo
Museo civico delle Cappuccine
Rimanendo a Bagnacavallo ma spostandoci in centro, entriamo nel Museo Civico delle Cappuccine; il suo chiostro ospita una preziosa testimonianza della romanità: la lapide di Caio Mansuanio Consorzio.
Rinvenuta negli anni Cinquanta durante gli scavi in una cava d’argilla poco distante dal centro storico, questa stele funeraria rappresenta un’importante traccia di un’antica necropoli romana. L’iscrizione riporta il nome di Caio Mansuanio Consorzio, personaggio distintosi per la sua munificenza in incarichi civici, e cita il collegio giovanile dedicato a Iovius, probabilmente riferito all’imperatore Diocleziano.
Accanto alla lapide, il chiostro conserva alcuni cippi in spungone (una tipica roccia arenaria carsica romagnola), che rappresentano una delle più antiche attestazioni religiose del territorio regionale. Le iscrizioni fanno riferimento a divinità come Feronia, Fone Quiet e Salus, legate al mondo agricolo e silvano. Secondo gli studiosi, questi cippi delimitavano un’area sacra, suggerendo la possibile esistenza di un santuario all’aperto dedicato a divinità protettrici della fertilità e dell’affrancamento degli schiavi, attivo fino alla tarda età imperiale.
Grazie a questi reperti, il Museo Civico delle Cappuccine offre un affascinante viaggio nel passato, restituendo un quadro vivido delle pratiche religiose e sociali della Bassa Romagna in epoca romana.
TERZA TAPPA, Cotignola
Stele di Caio Vario o dei Varii
Lasciata Bagnacavallo raggiungiamo Cotignola, per andare alla scoperta di un’importante testimonianza della cultura funeraria romana in Bassa Romagna, la stele funeraria dei Varii, rinvenuta nei primi decenni dell’Ottocento lungo uno dei cardini minori della centuriazione. Questo sistema viario vedeva nella strada Faenza-Bagnacavallo il suo cardine massimo, confermando l’importanza strategica di quest’area già in epoca imperiale.
Datata tra il 30 e il 40 d.C., la stele appartiene alla tipologia a “pseudoedicola”, una forma monumentale caratterizzata da una nicchia superiore in cui sono scolpiti i busti di Caio Vario, della sua sposa (una liberta) e del loro giovane figlio. Questa rappresentazione familiare è una delle più toccanti espressioni del culto dei morti nell’antica Roma, dove il ricordo e l’onore dei defunti erano elementi fondamentali della vita sociale.
La stele è esposta all’esterno di Palazzo Sforza, sede del Museo Civico, ed è sempre visibile ai visitatori. Accanto ad essa, si trovano altre due significative testimonianze funerarie:
• Un’epigrafe su lastra in calcare del I secolo d.C., con un’invocazione agli Dei Mani da parte di Caio Rufruno Severo, un altro cittadino romano della zona.
• Una tomba alla cappuccina, uno dei tipi di sepoltura più diffusi nell’antica Roma, costruita con tegole disposte a spiovente per proteggere il corpo del defunto.
Questi reperti rappresentano un’importante finestra sul passato, permettendo di ricostruire le pratiche funerarie e il valore della memoria familiare nell’epoca romana. La stele dei Varii, in particolare, racconta non solo la storia di un individuo, ma anche il desiderio di una famiglia di lasciare un segno tangibile della propria esistenza attraverso i secoli.
QUARTA TAPPA, Bagnara di Romagna
Museo del Castello
Dal Centro storico di Cotignola attraverso la campagna romagnola raggiungiamo la romantica Rocca sforzesca di Bagnara di Romagna.
In epoca romana, il territorio di Bagnara di Romagna faceva parte del VIII regio augustea ed era inserito nella centuriazione di Forum Cornelii (l’attuale Imola). Questo centro, situato lungo la via Emilia, costituiva uno degli assi principali del Decumano Massimo, l’arteria che strutturava l’intero sistema viario romano della regione.
Le ricerche archeologiche condotte nell’area hanno permesso di ricostruire, seppur parzialmente, la presenza di insediamenti rustici, testimoniata dagli affioramenti di materiali emersi nei campi dopo le arature. Questi reperti indicano la diffusione di ville agricole e fattorie, che costituivano il cuore dell’economia locale, basata sulla produzione agricola e sull’allevamento.
Per scoprire di più su questo passato remoto, il Museo del Castello di Bagnara di Romagna ospita una preziosa collezione di oggetti legati alla vita quotidiana nell’epoca romana. Tra i reperti più significativi si trovano:
• Suppellettili domestiche, testimoni della quotidianità delle abitazioni romane.
• Chiavi in bronzo per mobilio, che rivelano l’uso di arredi raffinati.
• Accessori di abbigliamento, tra cui fibbie e fibule, utilizzate sia in ambito militare che civile.
Di particolare interesse sono due preziose statuette in bronzo, attribuite al culto domestico. Questi piccoli simulacri, che raffigurano rispettivamente Minerva (dea della saggezza e della guerra) e Mercurio (protettore dei viaggiatori e dei commercianti), offrono uno spaccato delle credenze religiose delle famiglie romane.
La visita al Museo del Castello permette di immergersi in una realtà fatta di riti, lavoro quotidiano e cultura materiale, restituendo un quadro vivido della presenza romana nella Bassa Romagna.
Quinta tappa – Massa Lombarda
Museo Civico Carlo Venturini
Riprendiamo il percorso per giungere all’ultima tappa del nostro itinerario che ci porta al Museo Carlo Venturini di Massa Lombarda è un’importante testimonianza della passione ottocentesca per le wunderkammer, le “camere delle meraviglie” che raccoglievano oggetti di ogni genere, dai reperti storici ai souvenir provenienti da tutto il Mediterraneo.
Tra le collezioni più interessanti spiccano i reperti romani, che offrono uno spaccato della vita quotidiana e delle credenze religiose dell’epoca:
• Vasi romani, tra cui un raffinato “vaso lacrimale” o unguentario, utilizzato per contenere essenze profumate e oli rituali.
• Fibule databili dall’VIII al VI secolo a.C., utilizzate per fermare le vesti, con funzione sia ornamentale che pratica.
• Lucerne di varie epoche, dalle più antiche del V-IV sec. a.C., fino a quelle tardo-repubblicane e di età augustea e imperiale. Alcune sono a forma di disco o testa di uccello, e provengono sia da Roma che dalle province africane.
Di particolare interesse è la raccolta di statuette votive, destinate ai santuari e agli altari domestici. Queste piccole sculture si ispirano alla grande statuaria classica e rappresentano figure come Ercole, la Vittoria, il Lare danzante e fedeli in preghiera o in atto di offerta.
Un vero gioiello della collezione è il gruppo di steli votive del Tofet cartaginese, con iscrizioni in un’arcana grafia che rivelano antichi riti e tradizioni della civiltà fenicia e punica. Queste testimonianze offrono un collegamento diretto tra il mondo cartaginese e quello romano, segnando il passaggio di una cultura che, dopo la conquista, fu assimilata nell’Impero.
Completa l’esposizione una preziosa raccolta numismatica, che spazia dalle monete greche e romane fino a quelle medievali e moderne, offrendo una panoramica dell’evoluzione economica e commerciale nel tempo.
Il Museo Carlo Venturini è dunque un luogo unico, dove la storia si intreccia con il collezionismo, regalando ai visitatori un viaggio nel passato attraverso oggetti rari e curiosi, testimonianza della ricchezza culturale del mondo antico.